92. Piove

Piove ininterrottamente da settimane.
Le nuvole sono così spesse e cariche d’acqua che non solo non si vede il cielo ma nemmeno le punte dei palazzi intorno a casa mia.
Il bucato è steso da dieci giorni e sembra appena tirato fuori dalla lavatrice, la veranda trasuda acqua, e se per caso prima di uscire ti dimentichi ti chiudere col tappo lo scarico del lavandino (come ho fatto oggi, ora che ci penso) quando torni dopo dieci ore il bagno è invaso di odore di fogna anche se stai al quattordicesimo piano.
Il cantiere è una palude rossa e appiccicosa in cui non si vede nulla; ogni tanto staccano la corrente elettrica in tutta l’area, forse per precauzione. In città, d’altro canto, i tombini zampillano da giorni come fontane e i marciapiedi sono costantemente coperti da un fiume di acqua corrente profondo quel tanto che basta per essere sempre immersi fino alle caviglie. Qui vanno tutti i giro in ciabatte, tenendo le scarpe in mano dentro sacchetti di plastica manco fossero melanzane da pesare sulla bilancia del reparto orto-frutta del Conad. A me mi fa schifo, per cui mi limito a tirare l’umido.
Adesso, tanto per rendere l’idea, sto lottando contro le zanzare dentro una macchina ferma nel mezzo di strada in un lago alto 60cm: ovviamente si è spento il motore perché il Leonardo da Vinci dell’autista ha deciso di passare di qua per “tagliare”. D’altronde, da qualsiasi altra parte è una babele di macchine incolonnate e che suonano INCESSANTEMENTE il clacson 24/7. Ieri sera mi sono addormentato col suono dell’allarme di un motorino sottocasa (azionato dalla pioggia battente) e stamani quando mi sono svegliato suonava ancora.

Se c’è un vantaggio nel vivere in una città “di frontiera” come questa sarebbe quello di scoprire posti, culture, usanze e scenari nuovi. Per ora l’unica cosa nuova che ho scoperto è stato House of Cards, di cui ho spazzolato via due stagioni e mezzo (in lingua originale perché “take it easy” io mai) in meno di due settimane.
Fuori dal cantiere sono sempre rintanato in casa e spesso mi capita di arrivare a sera e di non aver aperto bocca se non per questioni e con persone che afferiscono al lavoro.

L’attività più esaltante di questa settimana è stata una giratina all’ospedale per una visita dentistica, svoltasi in un ambulatorio che non aveva mai visto un detergente da quando era stato costruito e che mi hanno assicurato essere il più all’avanguardia in tutta la città. Almeno lo ricorderò con simpatia per la famiglia cinese di dieci persone a cui ho chiesto informazioni di fronte alla portineria chiusa e che, merito del nipote diciottenne che masticava un po’ d’inglese, mi ha scortato al gran completo per un’ora in giro fra reparti, sportelli, accettazioni e registrazioni: la nonna mi guardava come fossi appena uscito da un disco volante, il nipotino mi ha chiesto di toccarmi la barba perché dal vivo non ne aveva mai vista una.

Bene, con questo episodio ho esaurito la serie di pensieri positivi della giornata. Ho decisamente bisogno di una pausa. Nell’attesa delle vacanze estive spero almeno di riuscire a partire questo fine settimana per Guangzhou, per andare a trovare gli amici che ho là.
Dicono sia prevista pioggia.

6 pensieri su “92. Piove

  1. Come ti capisco! Anche a me, la prima volta che sono andata a trovare mio padre in Cina (quindi 2012), è successa una cosa simile a quella che hai descritto: eravamo in un parco e stavo facendo delle foto con dei colleghi di mio padre e poi anche da sola e tutti i cinesi lì accanto iniziano a farmi foto a caso! Una mamma è venuta con il suo bambino (avrà avuto pochi mesi) e me lo da in braccio per fare una foto con lui, manco fossi il Papa! ?

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