Mi è sempre piaciuto viaggiare.
Mi è sempre piaciuto, e ho sempre potuto farlo meno di quanto avrei voluto.
L’ebrezza di essere in un posto nuovo, la curiosità per le consuetudini altrui, la scoperta che la realtà è infinitamente più grande e diversa di quello che credevi, mi hanno sempre dato una fitta di brivido in fondo alla pancia, e ho sempre pensato che conoscere il mondo fosse una ricchezza incommensurabile.
Quella di questi giorni è però un’esperienza inedita, di quelle che ti rompono il respiro.
Non ero mai stato così lontano (non solo geograficamente), non ci ero mai stato completamente solo, e non avevo mai avuto la consapevolezza che quello in cui mettevo piede sarebbe stato non in luogo di vacanza, ma davvero “casa mia” per così tanto tempo.
Un anno. Me lo dicevo, sdraiato sul divano di casa con Twitter in mano. Che vuoi che sia un anno.
E invece tutto questo cambia la prospettiva. O almeno cambia la mia.
Sono arrivato a Beijing trovandomi in una fila chilometrica nel cuore della notte per il check del Visto. Al controllo una sola ragazzina, con mascherina sul viso, a scrutare centinaia di stranieri in arrivo. E appena uscito dal dedalo di percorsi dell’aeroporto, un tipo alto un metro e un barattolo col mio nome stampato su un foglio mi carica su un’auto e mi porta all’ufficio per le analisi mediche, a mezz’ora di macchina: e lì lettini sudici, corridoi grigi, vetri coperti di patina nera, e in mezzo a tutto questo te, che controlli il numero delle stanze in cui devi recarti per prelievi, lastre, e analisi di ogni tipo. Perché devo farlo? Non importa. Devi. Vai. E dopo le analisi, altre corse in macchina in una città grigia e sconfinata: polizia, registrazioni, firme, copie di fogli scritti in cinese che ammassi nella borsa perché magari serviranno anche se non sai cosa sono. Ho passato il resto di queste giornate con trentotto di febbre (cosa che ha ritardato di un giorno la mia partenza per Guangzhou) in una camera d’albergo in stile pompeiano, in balia di un RoomService che non capisce l’inglese, che ha il solo pregio di avere una vista bellissima sulla città. O meglio su di una millesimale parte di essa.
La minestra di pesce servita nel finto lusso del ristorante che mi sono concesso ieri sera (con l’unico scopo di imbottirmi di medicine a seguire) sapeva di Birkenstock e ricordo di averci pianto dentro.
Poi stamani è uscito il sole, con un cielo limpido come il mio in Italia, ho notato quanto fosse bello il panorama e quando sono sceso, mentre schivavo orde di cinesi che mi proponevano massaggi con happy-ending, ho sentito due ragazzi che ridevano come matti prendendo in giro quelli che gli accostavano, anticipandoli con un sonoro “LADY SEX MASSAGE?”.
Erano italiani.
Ho riso dentro di me.
E ho pensato che ce la posso fare a farcela.
ogni cambiamento all’inizio fa paura, ma quando sarai dentro la realtà con tutto te stesso, sarà la tua realtà. E sarai talmente affezionato che ci riderai su (soprattutto pensando a quella zuppa di pesce birkenstock). Adesso vivrai per un po di tempo da osservatore solitario (ma con tutti noi nel cuore) portandoti l’esperienza di 38 anni vissuti esclusivamente (o quasi se levi qualche birra tedesca…) a Prato. Pensa all’immensità della Cina rispetto a Prato…è solo questione di nuotare in un mare più grande e, se sai nuotare, la grandezza non conta…ce la possiamo fare! Anche se lontani ti mandiamo tanti Tvb!!
Certo che puoi farcela!!
ti vogliamo bene
Forza Martino!!! ^__^
(Oh, scrivere ti viene bene abbestia… ‘Sta a vedere che ora mi diventi pure un blogger famoso!)
Imbocca al Lupo Martino!!!Ce la farai!!!!;)
Sicuramente darai il meglio di te!!
Un bacio Forte che non ti ho dato a firenze!!Tanto era solo un arrivederci..
Doni;)
Fiato sospeso e lacrimuccia.
La parte più difficile l’hai già fatta. Andrà meglio, dice chi ne sa.
Tieni duro Martino che puoi fare a farcela!!E poi tornerai dicendo che ce l’hai fatta!!:)
Certo che riuscirai !!! Nessun dubbio 😉
Io non ti conosco bene come magari le altre persone che hanno lasciato il proprio commento al tuo bellissimo racconto, ma una cosa posso dirtela per quel poco che ti ho visto e letto: sei una persona sensile, con un grande spirito di osservazione e un forza d’animo meravigliosa, oltre chiaramente ad essere un bravo architetto.
Se c’è una persona tra quelle che conosco che può affrontare questa avventura nel modo giusto sei tu.
Sei un GRANDE.
Baci Rake
P.S.:Mi raccomando, quando diventerai Mega-Direttore Galattico ricordati di chi è meno fortunato di te.. 🙂
Tu mi vuoi far piangere, MANIGOLDA!
Sai dipingere quadri con le sole parole.
Chi ti vuole bene è con te e , come vedi, siamo tanti.
Ce l’hai già fatta uomo!
Grazie, uomo!
ehi Martino.. grazie al web non sentiamo troppo la tua mancanza…. (anche se ci siamo visti solo quella volta a Gressoney in vacanza.. tipi come te lasciano ilsegno).. e un grande grazie a Dio per l’esperienza che stai facendo, che ti sia di aiuto, di crescita e di stimolo, ma sempre in Letizia!
Ciao, in bocca al lupo … Io vengo spesso da quelle parti.. Se ti senti perso ti posso dare il nome di un ristorante italiano( gestito da italiani) dove si mangia meglio che da noi!!!!
Se intendi la “Trattoria il Moro” guarda il post successivo… 🙂