Arrivo a sera che già prima di mezzanotte ho voglia di mettermi a letto, il che è piuttosto strano per me, che di solito sono avvezzo alle ore piccole.
La notizia che dovrò lavorare per tutto il weekend, con un trasloco da fare, e con una trasferta a Beijing in giornata a seguire, mi ha un po’ atterrito.
Anche se tante cose sono ancora tutte da capire e definire, già le giornate, dopo una sola settimana, cominciano a farti annusare l’odore della routine.
Orari definiti, lavoro in costante situazione di “alta priorità”, cene improvvisate in giro (non ho mai desiderato tanto rimettermi ai fornelli), scariche di mail da mandare in serata.
Ti rendi facilmente conto che le giornate potrebbero scorrere facilmente così, sempre rispondendo all’emergenza del momento, senza doverti chiedere mai cosa davvero ti interessa fare, senza avere un momento “per te”.
(Ammesso che abbia senso parlare di un “momento per te”, quando in realtà tutto quello che ora ti circonda non è che il frutto di una decisione consapevole, desiderata e perseguita: “per te”, appunto ndr)
Mi chiedo, non mancherà qualcosa? Non mi stato perdendo qualcosa?
Il fatto è che sono uno che non ha mai provato un gran gusto nella riflessione su di sé: sono piuttosto uno che ha sempre amato conoscere se stesso guardandosi in azione, scoprendo “sul campo di battaglia” di avere risorse inaspettate, capacità insospettabili, o anche aspetti di un indiscutibile caratteraccio (che non mi sono mai curato di correggere, onestamente), sempre come guardandomi come da fuori. E sono uno che il lavoro duro riposiziona su tante cose, come se mi mettesse nella condizione migliore per vivere tutto il resto.
Così, consapevole di questo, mi abbandono alla corrente. Sarà il tempo e questa nuova realtà in cui tutto è nuovo e senza schemi e pregiudizi, a farmi capire di che cosa ho davvero bisogno.
Credo che, in fondo, basti non smettere di chiederselo.
Penso che una settimana sia abbastanza per farti abituare al ritmo delle giornate lì, ma non lo sia per farti stabilizzare in pieno in una nuova realtà.
Ciò che conta è che questa decisione tu l’abbia presa per te stesso, conscio, più o meno, di quello che si sarebbe portata appresso.
E poi, il tempo “per se’ “, quello delle domande o delle riflessioni, c’è sempre. 🙂
Ciao martino!..
traspare da queste tue parole che davvero l’emergenza del momento è la realtà che in questo momento ti tocca e ti scuote. L’unico avvertimento è non “chiuderti” nella routine ma come dici tu continuare a chiedersi e farsi interrogare da una realtà che ti prende, è fatta per te e in cui tu stai crescendo.
In bocca al lupo!