La scritta qui sopra significa “Happy new year”.
Sí perché in questo momento tutta la Cina si sta per fermare per un paio di settimane in previsione dell’arrivo del nuovo anno, che comincia il 19 Febbraio: quello della Pecora.
Il caso vuole che nei festeggiamenti gli autoctoni siano qualcosa tipo i napoletani moltiplicati per 200, per cui giá si rincorrono voci su guerriglia urbana a suon di botti e fiumi di alcool che vengono serviti a casaccio in qualsiasi contesto umano.
(mi sentite preoccupato per questo? No, infatti…)
Per adesso l’unica gustosa anteprima di cui sono stato spettatore é la cena sociale dell’azienda di costruzioni che sta eseguendo i lavori dell’outlet, che si é tenuta venerdí sera prima che tutti tornassero alle proprie hometowns, e a cui io, lo stimato collega italiano e Jeffrey (anima buona, Jeffrey) siamo stati puntualmente invitati.
Sí. E’ esattamente come ve lo immaginate.
Siamo stati condotti attraverso scale e corridoi di un ristorante di Foshan, che avrebbe potuto avere la superficie complessiva del Molise, fin dentro una saletta senza finestre, con le pareti rivestite di legno scuro, pervasa da una coltre fitta di fumo di sigaretta.
Al centro due tavoli rotondi giá occupati da gente ‘mbriaca, a cui siamo stati fatti accomodare: lí io e lo stimato collega ci siamo guardati, e con uno sguardo denso di intesa mista a rassegnazione e compassione reciproca, abbiamo rimesso le nostre vite nelle mani della provvidenza.
Non é tanto per il cibo, che portano tutto assieme (paguri, noodles con aragosta, agnello, maiale, fiori di loto lessi, gallina bollita, carpa, riso con condimento non meglio identificato, salse di ogni genere, e chi piú ne ha piú ne metta, il tutto come meglio esemplificato nella foto sopra, che era appesa all’ingresso e che noi sospettavamo fosse il Menú del ristorante). Tu hai solo le bacchette e un cucchiaio di ceramica per gestire la situazione ma, con un po’ di pazienza e fregandotene della dignitá, col cibo ce la puoi fare a farcela.
Quello che non ce la puoi fare a farcela é gestire il fatto che chiunque viene al tuo tavolo per “renderti onore” e ti riempie un bicchiere grande quanto un ditale da cucito con una roba che qui chiamano tipo “Spirito di Fuoco di Riso” che ha la gradazione di una wodka moltiplicata per 5 e l’attitudine di essere smaltita dal corpo umano con la stessa velocitá del petrolio. E tu allora ti alzi, fai il brindisi con lui stando ben attento a mettere il bicchiere piú in basso del suo in segno di rispetto (col risultato che, siccome la cosa é reciproca, i bicchieri spesso si toccano sotto al tavolo… e non sto scherzando), e tiri giú tutto di un fiato, sperando che non ci sia alle tue spalle uno giá pronto a chiederti di fare con lui altrettanto.
E nella miglior tradizione della “prova del vero uomo” il tutto perde nel giro di dieci minuti i connotati di un reciproco omaggio e assume quello di una sfida fra uomini, fusorari, razze, mondi, continenti. E le cose si complicano.
Devo dire che mi sono difeso bene e ne ho stesi un paio, ma alla fine della serata tutti ci abbracciavamo fuori di noi ringraziandoci reciprocamente felici dell’arrivo di questo nuovo anno che non s’é capito bene icché dovrebbe portare, col risultato che io lo stimato collega siamo tornati a casa ondulando, dopo aver salutato un Jeffrey riverso su uno spartitraffico intento a rivedere la cena.
Sono cose che ti segnano, da un certo punto di vista.
Peró sono importanti perché se é vero che in vino veritas si dicono anche cose sincere, io devo dire che in quel contesto ho anche ricevuto una serie inattesa di attestazioni di stima e simpatia (assolutamente e calorosamente ricambiate perché con me ci sono professionisti cinesi davvero di tutto rispetto) che comunque fanno sempre piacere.
Una bella sopresa.
Per chi se lo fosse perso, QUI, un piccolo assaggio dello scenario.
Alla prossima e buon anno a tutti.
ps: perdonatemi se scrivo male ma sono riuscito finalmente ad attaccare al VPN dal pc e su questo aggeggio ho solo tastiera CHI/ENG, senza accenti e senza correttore automatico. Il primo che mi fa le pulci sulla grammatica verrá squalificato seduta stante.
Pingback: 21. Chinese People I like - MartinoExpress
premessa: sono arrivata al tuo instagram e poi al tuo blog seguendo laConnie
premessa2: 10 anni fa ho avuto la balzana idea di studiare cinese all’Università. Ho vissuto a Pechino per parecchio. Oggi sono fissa in Italia ma lavoro con il magico mondo della Repubblica Popolare, quindi torno almeno una volta all’anno (fiera di Canton ad Aprile, ciao arrivo!)
Mentre ero in Cina ho pensato varie volte di aprire un blog o similaria, ma ero troppo pigra/incostante/imbranata con web e affini.
Ora leggendo i tuoi vari post ritrovo la me di qualche anno fa : stesso impatto straniante, ma stessa serenità. Quindi grazie per i tuoi aggiornamenti e complimenti per la scelta di volare nel profondo Guandong.
E ricorda che con la svampitezza dei cinesi non c’è mai limite, pazienza is the key.
加油!
Ciao E!
Anch’io sono purtroppo pigro e incostante: ce ne sarebbero mille di cose da registrar ma alla fine parecchie vanno a finire nel dimenticatoio. Come ho giá scritto, questo blog alla fine é piú utile a me per fissare le cose che vedo e mi succedono: mi soprendo quando scopro che magari é divertente e interessante anche per altri. Ti ringrazio molto. Quanto a te, se capiti a Canton fai un fischio: non ci conosciamo un granché ma se segui laConnie (che é un’amica, a cui voglio molto bene) sei sicuramente nel giusto. Buon anno!