37. La mia prima volta

Per il ciclo #mimportunasega, vi racconto questa.

Domenica scorsa mi sono alzato di buon mattino e ho fatto una cosa che non avevo mai fatto in vita mia: sono andato in palestra.
Lo so, lo so.
Ho trentotto anni suonati, vivo nel ventunesimo secolo e tutto quanto, ma per me questa era davvero un’esperienza completamente nuova (specialmente se consideriamo che anche al Liceo preferivo tradurre Virgilio a pagamento nascosto nel deposito dei materassini della palestra, piuttosto che infilarmi le scarpe come tutti e andare a fare educazione fisica).

Insomma, alle dieci ero nello spogliatoio, pronto a cominciare.
A mezzogiorno avevo fatto mezz’ora di corsa, piú crunch, piegamenti, pull up, squats, panca, pesi e un paio di attrezzi infernali dallo scopo oscuro, seguendo alla lettera la tabella “to start” che un’amica trainer mi aveva suggerito.
“Sono leggeri” diceva “falli tutti, anche lentamente, sennó non serve a nulla”. Benone.
La sera, andando a dormire, ero esausto ma emotivamente in botta piena, convinto di aver buttato alle ortiche la mia intera esistenza fino a questo illuminante momento, per il solo fatto di non essermi abbandonato prima alla meravigliosa pratica della cultura del corpo: ero determinato a tatuarmi la frase “Mens sana in corpore sano” sulla fronte, se fosse stato necessario, pur di non dimenticare mai piú questo indicibile traguardo di consapevolezza ormai finalmente raggiunto dopo secoli di imperdonabile inedia.

La mattina dopo: coma vigile.
Reattivo e flessibile quanto il Partenone, impossibilitato a muovermi dalla posizione in cui mi ero svegliato poiché in preda ai dolori piú lancinanti, giá alle sette del mattino mettevo a punto le mie disposizioni testamentarie fissando l’attacco in alto a destra delle tende della camera da letto, opportunamente posizionato al centro del mio campo visivo.
Gente.
Ma io l’Inferno me lo immagino cosí solo che non finisce mai…
Io non lo so se dopo il primo allenamento funziona per tutti in questo modo, ma credo onestamente di non aver mai sentito tanto dolore in vita mia. E alla tipa-trainer che mi diceva “Benissimo! Sono i tuoi muscoli che si stanno svegliando! Adesso bisogna continuare e intensificare!” ho saputo rispondere solo con un rantolo sommesso, condito da sguardo rotto, vuoto, senz’anima.

E siccome sono recidivo e ho deciso che una “prima volta” in questa settimana non era sufficiente, ho rincarato la dose seguendo quello che, se mi consentite, eleggerei all’unanimitá come IL CONSIGLIO DEL SECOLO: “Vatti a fare un massaggio, vedrai dopo come stai bene”.
[Omissis: Sequenza lunga novanta interminabili minuti di moccoli soffocati dalla spugna dell’asciugamano, vissuti in puro delirio extracorporeo, in cui sono riuscito distintamente a ricordare la prima merenda consumata alla ricreazione all’elementari, il profumo del sottoscala della mia nonna e la tonalitá della carta da parati del salotto della casa che affittavamo a Cala Gonone nell’estate del ’91]

Sto scrivendo dal letto: mi piacerebbe farvi pensare che a issarmi qua é stato Jeffrey, il quale ora mi sta preparando una tisana defatigante mista a vodka e antidolorifici, ma é con orgoglio che vi dico che ho fatto tutto da solo.
Perché sono forte, ci sento un casino, e anche se la determinazione non é mai stata il mio fiore all’occhiello é anche vero che quando si é dall’altra parte del mondo si tirano fuori delle risorse inaspettate e non si puó mai sapere.
State a vedere che vi torno con un fisichino che Wolverine lévati.

(No).

2 pensieri su “37. La mia prima volta

  1. Wahahahahahahahahahah fai spanciare Martino!!! Dai che con il six pack farai strage di ♥♥♥

  2. Pingback: 158. Yucatan e Quintana Roo - MartinoExpress - Un pratese in Cina (e dintorni)

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