I cinesi sanno il fatto loro.
Non saranno le persone piú raffinate di questo mondo ma le cose le fanno in grande.
Ad esempio C., architetto cantonese doc presentatomi dall’Olandese, dopo aver passato cinque anni in Australia a specializzarsi, é poi tornato a Guangzhou e un bel giorno del 2013, mentre sedeva di fronte a un hamburger nell’Happy Monk di Taojin, gli é venuto “voglia di fare i soldi senza avere lo sbattimento di lavorare”, e cioé trovando un sistema che gli permettesse di lavorare al posto suo. Siccome C. non é un cretino, si é dato due anni per realizzare il suo progetto, e nel frattempo, all’Happy Monk di Taojin, ha incontrato papabili partners, investitori, progettisti, e tra una cosa e l’altra ci ha pure chiesto alla sua fidanzata di sposarlo.
Fra gli altri soggetti, nell’Happy Monk di Taojin, C. ha incontrato anche me, spiegandomi il suo progetto ormai bello che finito e pronto per essere presentato al grande pubblico: trattasi sostanzialmente di una piattaforma internet che ti permette di arredarti casa da solo.
Che detta cosí, capirai la novitá.
Si dá il caso peró che la piattaforma (messa a punto da un istituto nato per la progettazione di armi) sia collegata a un database che contiene la mappatura dell 95% delle nuove costruzioni di Guangzhou giá bell’e pronte in 3d, permetta all’occorrenza di costruire in poche semplici mosse il 3d di casa tua solo inserendo la scansione della pianta, e consenta di inserire in tridimensionale gli arredi (dal divano al cuscino, dal posacenere allo scovolino per il cesso) messi a disposizione da tutti i piú grandi produttori e rivenditori della Cina e del mondo intero.
Con un controllo dimensionale al centimetro.
Con la possibiltá di navigarci dentro in tempo reale.
Con una restituzione renderizzata quasi fotografica.
Con accanto una finestra che ti indica la spesa totale dell’arredamento scelto.
Con l’opzione “premi questo tasto, dammi il tuo conto corrente, e quando entri in casa la prossima settimana ti trovi tutto bello che montato con tanto di fiori sulla tavola del soggiorno e la foto di nonna attaccata alla parete del camino”.
Dunque.
A parte la preoccupazione per il futuro professionale dei miei colleghi arredatori d’interni cinesi (e a parte l’amara considerazione che nessuno sa godersi piú quell’irripetibile attimo in cui ti siedi nella tua nuova casa VUOTA e senti che il tempo da quel momento in poi sará necessario per farla veramente TUA), la cosa ha ovviamente risvegliato in me un certo interesse. Quell’interesse che destano le cose che generano attrazione e paura allo stesso tempo, non so se avete presente, e ho fatto a C. la domanda fatidica: “In che cosa posso aiutarti?”. Giusto per tentare di essere un membro dell’equipaggio prima che la barca salpasse definitivamente.
Ed é cosí che C. mi ha chiesto di revisionargli un paio di arredi di quelli giá “pronti” disponibili sul sito, ma soprattutto di fare un breve Speech – mezz’oretta – in occasione del lancio di questo nuovo sito, davanti a una platea di cinesi arricchiti con argomento “L’ARREDAMENTO DI INTERNI IN STILE ITALIANO”.
Questo perché (non ci crederete mai) ci sono cinesi ricchi e pacchiani a cui piace arredarsi la casa in stile: stile Francese, stile Vittoriano, stile Country… e chiaramente lo stile Italiano va per la maggiore. Senza ovviamente averci la benché minima idea di che cavolo voglia dire. E quindi mi ha chiesto di fare un intervento in proposito, dove possa dare loro un’infarinatura e mostrare loro delle immagini di una casa arredata in stile italiano.
A me.
Che quanto a cognizione di causa sull’arredamento “in stile” sono piú meno al loro livello.
Peró ha subito giocato la carta “sei architetto, sei italiano, lavori in Cina, il che ti accredita come il maggior esperto in materia disponibile sul mercato”… e in quattr’e quattr’otto mi ha convinto ad andare a fare sta figura di merda.
Non mi dilungheró sui contenuti della mia presentazione.
(Sono partito essenzialmente dalla mia esperienza personale, nonostante il fatto che il linguaggio che io ho spesso utilizzato per la progettazione di interni fosse distante anni luce da quello che loro si aspettano come classico “stile italiano”… Ho capito che non era di nessuna utilitá che facessi la parte – che di solito mi viene bene – dell’architetto “colto e all’avanguardia nella continua ricerca di nuove concettualitá dello spazio antropico” che tanto sarebbe stato del tutto fuori luogo… Ho presentato miei lavori, e li ho integrati con delle immagini da internet un po’ piú “classiche”, cercando di venire incontro al loro gusto.
Concetti chiari, semplici, replicabili.
Per riuscire a suscitare interesse in una platea, a detta dell’Olandese, carattarizzata dalla capacitá di concentrazione di un pesce rosso.)
Mi dilungheró assai, invece, nel descrivervi l’evento di presentazione a cui ho preso parte.
Sono sceso di macchina accolto da due hostess in tailleur nero che mi hanno accompagnato in una hall dagli interni alti quanto la Basilica di Massenzio, rivestita in travertino cosí lucido che ho temuto mi si vedessero riflesse a terra le mutande attraverso l’orlo dei pantaloni.
Nel centro della sala c’era un salotto allestito apposta per i relatori con divani foderati in pelle (umana) bianca e ricoperti di cuscini, circondato da ragazzi e ragazze in livrea che portavano caffé, acqua e frutta fresca.
C. sorrideva, stringeva mani e presentava in giro i suoi collaboratori, scortato da 2 fotografi e due telecamere da emittente televisiva, mentre nell’aria risuonava alto “Battle Without Honor or Humanity” (il tema di Kill Bill utilizzato anche per le prima stagioni di X-factor).
Dopo un momento di relax in cui ho fatto la conoscenza di gente di cui dopo due minuti non ricordavo piú il nome (perché io sono quello che quando la gente si presenta invece che ascoltarli sono distratto a pensare “ma mica c’avró della roba fra i denti?”) ci hanno introdotti nella sala della presentazione, dove uno schermo semicircolare con retroproiezioni sputava a ripetizione immagini di grattacieli, interni, arredamenti, oggetti di lusso e (fra le altre) la mia faccia serafica corredata dalla scritta “Martino”.
Senza cognome. “MARTINO”. E basta, capito? Tipo “Rihanna”.
E, vista la soundtrack di Xfactor in sottofondo, ho temuto di dover imbastire un “Umbrella” davanti a un parterre di cinesi attoniti.
Tutto ad un tratto, buio.
C. é salito sul podio davanti allo schermo illuminato dall’occhio di bue e ha cominciato a smanettare nell’aria mentre dallo schermo dietro di lui si generava il 3d di un appartamento arredato attraverso la piattaforma di sua ideazione. Un “Minority Report meets Fantasia della Disney”.
Applausi a scena aperta.
Non credo di dovervi dire che in questo scenario la mia presentazione é passata come una cosa QUASI sottotono: é andata bene perché li ho imbottiti coi concetti di “Luxury”, “Quality”, “Made in Italy” e “Research”, e ho visto diverse facce sorridenti ma dubito che l’evento sará ricordato per il mio speech.
Piuttosto, é stato divertente il momento in cui C. alla fine mi ha intervistato, entrambi seduti sui divani bianchi, e in cui tessevo le lodi di questo sistema “utile anche agli architetti di interni come strumento per poter selezionare e mostrare al cliente dei pezzi d’arredo da loro proposti”, mentre in realtá guardavo la telecamera con una faccia che diceva “arredatori, cambiate lavoro perché siete fottuti”.
Il tutto é ovviamente finito a suon di spumante con lo staff e foto con le ragazzine cinesi che ti chiedevano di farsi i selfies con loro. Come tradizione vuole.
Bene, a questo punto suppongo che dovrei dare una conclusione a tutto questo delirante racconto ma la realtá é che una conlusione non c’é. Anzi, a dire il vero spero che non ci sia mai… nel senso che a questo tipo di ambiente mi ci potrei anche abituare.
Se invece avete bisogno di una consulenza per arredare casa fate finta di non aver letto il post precedente e chiamatemi che, nonostante la mia ascesa nell’olimpo delle archistar dei marchettari dell’internet, vi faccio un prezzo buono.
…. ma che bello!!!! SEmpre più in alto, Martino conquista il mondo!
(e dai, anche l’articolo non è poi così tanto lungo! 🙂 )
‘C.’ starà per CHEN, hanno altri cognomi che iniziano per ‘C’?!!
Te comunque sei fantastic!
Jeffrey di cognome fa “Chan”.
E Anna pure.
Come vedi variano un casino.
Me ne ero persi un po’, approfittando dello svacco domenicale mi stavo rimettendo in pari, M hai fatto pisciare dal ridere! È normale ridere da soli di fronte al telefono?! Spero non mi abbia visto nessuno!
Che bello sapere che faccio questo effetto!!! A presto! Cosí ridiamo insieme.