Ce l’avevo quasi fatta.
C’avevo giá fatto la bocca.
Avevo quel pizzicolino all’attacco dello stomaco che mi viene solo quando sto per fare qualcosa che farla é da pazzi ma non farla é da coglioni.
Mi piace quel pizzicorino lí, a me.
Ero addirittura tornato in albergo l’altra sera CANTICCHIANDO, diobonino, con le cuffie dell’iPhone A PALLA nelle orecchie, capite?
Avevo tenuto il Twitter intero, benché ignaro della cosa, a dita incrociate per una giornata (ma mai dare retta a quelli… chiacchierano chiacchierano e poi vatti a fidare) come gesto scaramantico.
Stavo giá pregustando l’autunno a Beijing vissuto in un’atmosfera senza paragoni… quelle cose che capitano una volta nella vita… quelle cose che un giorno, da vecchio, calvo e incartapecorito – ma vestito magnificamente – racconti ai nipoti (degli altri, che se aspetto i miei…) seduto sul divano.
C’ero quasi.
C’ero.
Mancava tanto cosí.
E niente.
Tutto finito.
Tutto sfumato ancora prima di cominciare.
Tutto andato a farsi friggere.
Sono inconsolabile.
Questo epilogo a metá del prologo mi ha segato le gambe nel peggiore dei modi.
Ma andiamo per ordine, perché ho intenzione di raccontarvi tutta la vicenda e rendervi conseguentemente tristi per me, con me, stretti in un intensissimo abbraccio virtuale di solidarietá fraterna nei miei confronti perché in fondo me lo merito ed é giusto cosí.
Allora.
Sono arrivato a Beijing domenica mattina e ad aspettarmi c’era una stanza di albergo pagata per sei giorni: sapevo che in quei sei giorni avrei dovuto trovare un posto dove trascorrere i prossimi sei mesi, almeno fino al nuovo Capodanno Cinese, per cui mi ero messo subito di buzzo buono, trascinando con me la malcapitata Jodie (segretaria cinese della societá per cui lavoro) a vedere appartamenti su appartamenti. Criteri adottati: la praticitá, la vicinanza all’ufficio e alla metropolitana in genere, la decenza del quartiere e la congruenza col budget. L’instagrammabilitá per questa volta l’avevo messa onestamente da parte perché sapevo che qui gli affitti costano mediamente molto piú che a Guangzhou, per cui nemmeno mi aspettavo di trovare qualcosa di particolarmente carino: cercavo semplicemente qualcosa che fosse pulito, dignitoso e…”ok”, e che mi permettesse di vivere discretamente nei mesi a venire, visto l’impegno intenso col lavoro e la situazione di novitá generale.
Dopo la visita a una decina di case inaffrontabili o troppo sopra il budget proposte da quei fulmini di guerra degli agenti immobiliari cinesi mi sono messo in moto da solo e ho cominciato a cercare annunci su theBeijinger.com, una sorta di bacheca che raccoglie una serie di info sugli eventi e sulle proposte immobiliati in cittá.
E lí l’ho vista.
Ho aggiunto su wechat il contatto dell’agente sperando in una risposta solerte e giá dopo qualche ora ero lí che tiravo Jodie per un braccio, a piedi per un Hutong pieno di cinesine in bicicletta e venditori ambulanti, per andarla a visitare.
Spero sappiate che cos’é un Hutong.
Gli Hutong sono i tipici vicoli storici di Beijing, che hanno finito poi per identificare gli stessi quartieri antichi cinesi: essi sono solitamente percorribili attraverso strade pedonali o ciclabili che si snodano fra le tradizionali residenze a corte, all’interno delle quali, col tempo, si sono formate superfetazioni e alloggi di fortuna che le hanno rese dei veri e propri piccoli labirinti. Entrando nei portoni sovrastati dai tipici tettucci con falde a pagoda si vaga quindi per questi vicoletti in cui non é infrequante trovare ancora in giro qualche reperto storico di qualche valore, e dove ci sono gli anziani seduti per terra, sull’uscio, che fanno da guardia all’isolato. Le case non hanno il bagno, negli hutong, ovviamente. Avranno qualche latrina comune o vattelappesca. In passato nemmeno avevano l’elettricitá.
L’hutong é una strada, un quartiere, un’abitazione ma anche un po’uno stile di vita… una comunitá.
La casa che ho visitato é una piccola porzione di Hutong appena ristrutturato.
Un gioiellino appena rimesso a nuovo nel mezzo del SILENZIO piú surreale, a cui si arrivava dopo una passeggiata fra case divelte e giardinetti abbandonati di uno di quartieri piú tradizionali di Beijing. Struttura vecchia a vista e pavimenti in legno, muri appena imbiancati e piccoli lucernari che incorniciano alberi secolari e ammassi di tetti e vecchie mura di pietra. Bagno interno con mega doccia, cucina piccola ma con tutti i comfort del caso… lavatrice, mega frigo, televisore, internet… tutta da arredare: “Sei architettto? Bene! Scegli tu i mobili e il padrone paga tutto e poi se li tiene”.
Un sogno.
Ma soprattutto la possibilitá di vivere la Capitale dal di dentro di una dimensione completamente nuova: la possibilitá di vivere la Cina vera, nuda e cruda… a sole tre fermate di metro dall’ufficio e, vista la situazione dell’immobile, addirittura con buone probabilitá di non prendere né il tetano né la pellagra.
Ho cominciato a girare per le (due) stanze come un invasato.
Lo scenario era certamente un po’ ai limiti per un soggetto occidentale abituato al supermercato sotto casa e ai doppi vetri alle finestre, ma in fin dei conti… Sei mesi! Che saranno mai sei mesi…l! Magari ci sarebbero un po’di difficoltá durante gennaio in cui a Beijing c’é un clima particolarmente rigido ma avrei avuto PER DAVVERO l’opportunitá di fare un’esperienza irripetibile, unica nel suo genere, perché la possibilitá di vivere l’hutong con questo “agio” non é davvero molto frequente. E pensare che non avevo nemmeno considerato l’instagrammabilitá come fattore decisionale!!! Adesso mi sarei ritrovato a “vincere l’internet a mani basse”, mandando segnali di fumo all’Europa dalla Cina incastonato lá dentro. Mancava praticamente solo da decidere il colore del piumaggio del pappagallo che, per dare un ulteriore tocco esotico, avrei sicuramente comprato e piazzato, in una vecchia gabbia arrugginita, fuori dalla veranda.
Ho detto all’agente “Sono interessato, mettimi in contatto con il proprietario”, ho lasciato alla fidata Jodie il compito di sbrigare le pratiche… e me ne sono andato fischiettando verso casa in fibrillazione per la giornata a seguire, dove sarei entrato finalmente in possesso del bene.
Ora.
Che molti cinesi non siano elastici mentalmente non é una novitá.
E nemmeno che siano cocciuti e poco inclini alla trattativa.
E neppure che la ragionevolezza non sia considerata da loro una discriminante nel dibattito.
Ma che uno stronzo non mi dia un appartamento in affitto per sei mesi SOLO perché si é messo in testa che non vuole affittarlo per meno di OTTO, lasciatemelo dire, é una cosa che non sta né in cielo e né in terra!
Capirei se la richiesta fosse di un anno, capirei un aumento dell’affitto in funzione del fatto che non hai la garanzia di tenerlo occupato piú a lungo, ma che che tu mi dica “per soli sei mesi non se ne parla” e rimanga in questa posizione senza sentire ragioni io… io… TO’O BUCO, L’HUTONG!
Insomma, per tirarla breve: di (far) buttare nel cesso le mensilità anticipate come deposito e interrompere prima il contratto non me la sono sentita… e non c’é stato nulla da fare.
Quello che mi rimane dell’Hutong di Dongsishitiao sono queste foto e un discreto rosicamento di culo.
Andrò a occupare un “monolocale arredato, termo-singolo, luminoso, a referenziato” appena sopra la fermata della linea 10 che mi porta in 6 minuti a lavoro, in un quartiere “western friendly” con il supermercato, Starbucks e la palestra dietro l’angolo… COME TUTTI I BORGHESI DIMMERDA.
E la cosa più grave è che magari mi ci piacerà anche.
Tutto qui.
Adesso mi stringerò in un mutismo senza fine. O mi stringerò attorno alla prima bottiglia di superalcolico che mi capita sotto mano, più probabilmente.
In ogni caso, abbiate pazienza: lo spettacolo è rimandato a data da destinarsi.
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!! Ma era figherrimo!!!!!!!!!!!! Ora vado a rifarmela con quelli di sotto!!!
Dagliene secche
1) I tuoi vicini dell’hutong non ti avrebbero visto di buon occhio: l’unico col cesso in casa, il solito sborone italiano!
2) Per farti perdonare (o per non fartele dare) avresti dovuto invitarli a farla a casa tua!
Meglio così!
Inoltre: dove lo ritrova uno come te che gli arreda la catapecchia?!!!
Noooo c’aveva anche il bagno! mannaggia! E poi chissà che bella cassetta entomologica potevi fare nei momenti di relax. Mi spiace.
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