Tokyo 12-14 febbraio 2016.
Cronaca muta di una passeggiata ininterrotta in giro per la cittá fra treni, stazioni, concerti, parchi, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale
(Le mie conclusioni, se cosí si puó dire, in fondo)
Tokyo Tower.
Da Roppongi Hills a Shibuya Station.
Verso Akihabara Digital City.
Ueno Park e Ameyoko Market.
Ginza.
Shinjuku.
Saitama andata e ritorno, per la visita alla Nostra Signora del Pop.
Del “seat upgrade” allo show di Madonna avevo giá parlato QUI e per una volta (ma solo per questa…) non sto a ripetere le solite cose.
Questa di seguito é invece una foto del mio “taccuino di viaggio”, nel caso in cui qualcuno abbia a disposizione sette giorni secchi per visitare il Kyoto e Tokyo e voglia qualche riferimento. Vi avverto, la tabella di marcia é un po’ serrata ma ce la si puó fare. In nero le cose che avevo giá programmato prima della partenza, in rosso le tappe che ho seguito e scelto strada facendo. Evitate solo la GuestHouse a Koto (Tokyo) perché é piuttosto penosa anche se economicissima. Tutto il resto lo consiglierei.
La conclusione di tutto questo è che fondamentalmente ho solo una gran voglia di tornarci, in Giappone. Mi piacerebbe farlo in una stagione completamente diversa, per vedere se è vero quello che dicono: che tutto cambia faccia fino a rendere i luoghi quasi irriconoscibili. Mi piacerebbe farlo (almeno per un piccolo segmento) in compagnia di qualcuno che davvero abita in quel contesto, in modo da viverne un pezzetto di vita vera. Mi piacerebbe farlo, magari, quando avrò studiato un po’ di più e conoscerò appena un po’ più a fondo la cultura di questo popolo (anche se in realtà so benissimo che sono pigro e i buoni propositi di mettersi a studiare a testa bassa con un libro in mano con me fanno sempre una brutta fine).
Però spero che mi si perdonerà se, assolutamente da profano, esprimo un personalissimo pensiero che ho maturato durante il viaggio e che ha a che fare con il confronto con la società in cui vivo immerso ogni giorno: quella cinese.
È un dato di fatto che la Cina e il Giappone siano due civiltà che si sono influenzate molto e anzi si dice che sia quest’ultimo che abbia ereditato dalla più ingombrante vicina di casa gran parte della propria cultura: io ero addirittura arrivato a pensare che non fosse altro che una versione un po’ più “fancy” e ripulita della Cina… invece mi sono reso conto che è proprio un altro mondo! Quello che mi sembra infatti di rilevare è che la cultura giapponese vive tutt’oggi forte di una continuità con la propria tradizione in un modo che la rende unica, peculiare, salda e riconoscibile. Eppure non si tratta certo di una società intrappolata nel proprio passato e che non è all’avanguardia con i tempi… Chi a che fare con i giapponesi anche sul lavoro parla di loro come persone dotate di un ordine mentale invidiabile e capaci di un rispetto dell’altro impressionante.
Di fronte a questo la società cinese, che pure ha una storia millenaria alle spalle, appare letteralmente come un bambino sperduto che non sa più dove sta di casa. Ecco io sono un grande ignorante di storia ma credo che questo dipenda dal grandissimo momento di discontinuità con la propria tradizione che la storia cinese ha vissuto nel secolo scorso e che a mio avviso le ha letteralmente tagliato le gambe: che le ha fatto compiere un “grande balzo in avanti”… che però non s’è capito bene verso dove. E forse, in fondo (sempre per il mio modesto parere), si puó attribuire a questo la responsabilitá del fatto che quella cinese é stata per molto tempo (ed é tutt’ora..?) una societá bravissima a copiare, riprodurre, rimaneggiare ed adattare ai propri standards prodotti e costumi mutuati da altri ma non altrettanto ad elaborare qualcosa di nuovo.
Ebbene mi piacerebbe che se “onlain” c’é qualcuno che ne sa anche un briciolo piú di me (non dovrebbe essere difficile), mi dicesse se questa mia impressione é vera oppure no.
Facciamo un po’di divulgazione. Facciamoglielo vedere noi, a Piero Angela, chi é che comanda.
Ciao a tutti e grazie per essere stati con noi.
Alla prossima!