76. Un weekend degno di questo nome.

Posto con un po’ di ritardo qualche immagine dello scorso weekend. Niente di particolare, peró é finalmente venuto a trovarmi l’Olandese da Guangzhou e ce ne siamo andati un po’ in giro. Anche in questo caso é una cosa che avevo scritto solo per me per “fermare” una bella giornata, ma ho deciso di pubblicarla esclusivamente allo scopo di suggerire qualche spot interessante a chi volesse avventurarsi da queste parti (alcuni – amici ma non solo – mi hanno scritto in privato e a quanto pare un po’ di acquolina in bocca a qualcuno sono riuscito a metterla).

Edificio nella CBD
Siamo nel centro “finanziario” di Beijing. Grattacieli, edifici vetrati, viali pedonali e blablabla… Questo edificio mi piace tantissimo. Non solo per la forma e per il suo progressivo “smaterializzarsi” verso il cielo, ma perché chi l’ha progettato ha secondo me tenuto conto che nella realizzazione i cinesi sono dei cialtroni: anche se i materiali sono tutto sommato poveri e le finiture sono realizzate da autentiche schiappe la “fisionomia” non ne é messa in crisi e il risultato é tutto sommato ricco ed articolato. Chapeau.
(NB: Quando parlo di architettura cosí, visualizzatemi un po’ come Philippe Daverio per un risultato ottimale)
CBD (1)
CBD (2)

Sanlitun
É il quartiere piú “western” del distretto di Chaoyang a Beijing, da sempre sede della maggior parte delle Ambasciate straniere e quindi zona di maggior concentrazione di occidentali. Non lo frequento spessissimo perché mi piacciono di piú altre zone della cittá ma quando si ha bisogno di una pizza decente (anzi, decisamente buona) o di fare un po’ di Shopping che non comprenda trattative estenuanti e ricerca di pezzi firmati a buon mercato, si viene qui (il TaiKoo Li é uno dei Mall piú architettonicamente interessanti della cittá – cosí come il TaiKoo Hui lo era per Guangzhou). Assolutamente per caso siamo infilati in una piccola galleria dedicata a esposizioni temporanee: quella che abbiamo visto si chiama “Rolling Stones”. Non abbiamo capito niente di quello che la guida tentava di illustrarci ma abbiamo mangiato i loro panini a forma di sasso (non che anche il gusto fosse tanto diverso) e abbiamo lasciato il nostro piccolo contributo all’installazione pricipale.
A Sanlitun (1)
A Sanlitun (2)
A Sanlitun (3)
A Sanlitun (4)
A Sanlitun (5)
A Sanlitun (6)

The Opposite House.
Situato sulla strada pricipale di Sanlitun a un passo dal Taikoo Li é un’edificio molto “introverso” perché all’esterno presenta un semplice e continuo Curtain Wall arricchito da una fittissima filigrana in varie tonalitá di verde. L’unico varco fra interno ed esterno é rappresentato dal grande portone in legno, recupertato chissá dove, che si apre da solo nell’avvicinarsi. Un contrasto notevole.
Anche l’interno é essenzialmente piuttosto povero di elementi e dal design molto minimal. Niente di particolarmente originale, a dire il vero, ma mi piacciono i materiali (anche in questo caso non particolarmente pregiati ma accostati con sapienza) e le textures dei vari setti murari: una parete é interamente realizzata come un’enorme cassettiera con struttura in plexiglass e minuti scomparti di legno invecchiato, mentre quella opposta, che introduce al bar, fa della cantina il proprio biglietto da visita.
B Opposite house  (1)
B Opposite house  (2)
B Opposite house  (3)
B Opposite house  (4)
B Opposite house  (5)
B Opposite house  (6)
B Opposite house  (7)

Gulou
L’area di Gulou (Gulou Dajie – linea 2 ma se andate con la 6 e scendete a Beihai Bei é pure meglio) prende il nome da una delle torri poste immediatamente a Nord ed é una delle piú caratteristiche della “Pechino tradizionale”. Di originale, al solito, non c’é quasi piú nulla, e tutto é stato ricostruito a scopo turistico. Peró almeno non ci si trova Pizza Hut o MacDonald (Starbucks sí ma quello non fa testo: é ovunque) e i negozi con scritte cinesi danno almeno l’impressione di essere in uno scenario piú autentico.
L’area si sviluppa attorno al Houhai e al Qianhai, i due piú a nord della frangia di laghi che rimarcano il limite occidentale della Cittá Proibita. D’inverno la loro superficie é parzialmente giacciata: incuranti del pericolo e della temperatura polare i locali ci vanno a pattinare. Io mi limito a scattare foto e guardarli con sguardo di malcelata disapprovazione.
C Gulou (1)
C Gulou (2)
C Gulou (3)
C Gulou (4)
C Gulou (5)
C Gulou (6)
C Gulou (7)
C Gulou (8)
C Gulou (9)
C Gulou (10)
C Gulou (12)

Ristorante Yunnannese
Appena al di fuori delle strade principali lungo il lago, al primo e secondo piano di un edificio grigio e assolutamente anonimo, sono miracolosamente riuscito a ritrovare un posto in cui N. mi aveva portato a Settembre: é un ristorante gestito da una signora Yunnannese (l’Olandese ha riconosciuto l’accento) in cui si mangia benissimo ed é uno di quei posti che hanno l’aria di essere stati rimessi insieme alla bell’e meglio ma in cui c’é un’atmosfera davvero originale. Cibo e “mood” mi sono piaciuti a tal punto che mi ha fatto venire voglia di fare lí il prossimo viaggio.
E perché no… visto che lo Yunnan é attaccato alla Birmania, mi sa che vado a dare un’occhiata pure lí.
D Yunnannese restaurant (1)
D Yunnannese restaurant (2)
D Yunnannese restaurant (3)
D Yunnannese restaurant (4)
D Yunnannese restaurant (5)
D Yunnannese restaurant (6)

E voi che fate, ci venite o no?