Wuhan è un posto brutto. Tanto brutto. Brutto senza riserve.
Uno di quei posti brutti, ma talmente brutti, che non solo non c’è niente di interessante da vedere e da fare, ma che ti regalano un senso di abbrutimento tale che dopo un po’ non fai più caso nemmeno a come ti conci per uscire di casa, tanto sarai comunque conciato una spanna sopra la media.
Oggi pomeriggio, quando sono uscito di casa dopo aver pubblicamente dichiarato che non mi sarei mosso da un tour de force a letto in compagnia di Breaking Bad per tutto il fine settimana, effettivamente non c’ho fatto nemmeno caso. Ho semplicemente puntato dritto sulla strada principale e ho percorso un chilometro e mezzo sotto il sole per andare a fare le foto ai fiori di loto che ricoprono il margine dell’East Lake: ci passo tutti giorni andando a lavorare e quasi per un riflesso incondizionato in quel punto preciso tutte le volte alzo gli occhi dalle mail e mi fermo a guardarlo, e ci sono andato oggi SOLO perché era l’unica cosa che potesse far uscire il mio Instagram dall’inesorabile stato di abbandono in cui versava, causa mancanza di materiale.
Tornando a casa dopo un’ora, fradicio di sudore, non solo non ero stanco, ma l’ho trovata la cosa più sensata del mondo.
Ecco, volendo vedere la cosa da un punto di vista uno zinzinino piú ampio e dando seguito in qualche modo a quello che avevo scritto la volta scorsa, io credo che ognuno sia svegliato/mosso/salvato/ripreso-per-i-capelli/rimesso-in-moto unicamente da qualcosa di bello: che si tratti di un tramonto, di uno scorcio, di una mattonella del bagno, di una faccia, un culo, un portone, un piatto di carbonara, un paio di scarpe con un pompom sopra, a seconda dei gusti. Credo sia così per tutti ma lo è forse di piú per chi, come me, della ricerca e della creazione del bello lì dove ancora non esiste ne ha fatto addirittura un lavoro. Credo che nessuna considerazione sia piú banale e allo stesso tempo piú dimenticata: il “bello” salverà il mondo. E questo, per come la vedo io, è valido per l’attimo effimero dell’Instagram cosí come, in scala diversa, come unica possibile uscita da tutte le brutture che succedono e ci fanno rabbrividire, incazzare e accapigliare l’un l’altro ogni giorno. Il “giusto”, l”appropriato”, il “doveroso”, per me, vengono dopo.
Per questo anno che comincia ora (l’espresso per Hogwarts parte il primo Settembre e non mi venite a dire che é un caso) il mio proposito è solo quello di trovarne più possibile, e muovermi di conseguenza per cercarlo: l’augurio è che possa trovarne tanto anche chi legge.
Ciao
[che poi questa riflessione abbia coinciso, oggi, anche con l’alzare il culo e andare anche a fare un abbonamento per sei mesi di palestra, non so se sia un caso… ma arrivati a questa conclusione tanto vale fare in modo di non farsi cogliere impreparati]
Grazie di questo bel post. Non voglio dimenticarmene mai. Un abbraccio.
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