Gente, arrendiamoci: é inverno e fa freddo.
A Wuhan é un freddo cupo e opaco… Piove, e siamo cosí distanti dal mare che dopo tre ore la temperatura precipita di dieci gradi. Il cantiere é un pantano argilloso. Le baracche in cui lavoravamo le hanno buttate giú perché devono cominciare a lavorare sui parcheggi per il pubblico, per cui hanno allestito il nuovo ufficio in quelli che saranno gli storages del nuovo centro. Che sono perfetti come storages ma un po’ meno come ambienti di lavoro a meno che non siate allergici alla luce naturale come i figli di Nicole Kidman in “The Others”: ovvero, non ci sono finestre. L’inquinamento si é alzato di botto, ho la tosse da settimane, dormo poco, sogno bistecche, con la palestra tengo duro in maniera del tutto inaspettata, ma ne esco sconfitto sistematicamente.
Dead-man-walking.
Novembre non é decisamente il momento piú fulgido dell’anno.
Oddío, in confronto all’anno scorso, che lo passai con la febbre e abbracciato alla tazza del water, quest’anno va che é una meraviglia, ma il problema vero é che questa settimana mi sono giá sorpreso per due volte con l’agenda alla mano a fare il conto del tempo che mi separa dal rientro per le vacanze. Il compleanno (unico evento degno di nota in questo mese) l’abbiamo archiviato, e a parte qualche trasferta in giro fra Beijing, forse Guangzhou e, probabilmente, Chengdu, non c’é niente da fare: il prossimo grande evento all’orizzonte é Natale. E questo non va bene per niente. Se continuo a fare le tacche dei giorni ore minuti secondi é la volta buona che non mi passa piú. Cosí ho pensato che me lo appunto qui sotto, cosí magari é utile anche a chi deve venire a raccattarmi all’aeroporto.
Arrendiamoci: é inverno e fa freddo.