114. Cambodia memories

A piú di una settimana dal rientro, con un ritardo imperdonabile, ecco le foto della Cambogia.
Sará che Wuhan di febbraio ha quel microclima comfortable che farebbe dimenticare un anno di pesca agli squali alle Galapagos con la stessa velocitá di una sparaflesciata dei Men in Black, sará che ho rispolverato il quizzettone prima su Snapchat e ora su Facebook che ha assorbito ogni mia pausa da lavoro, sará che sto ultimando un progettino di cui spero presto di potervi mettere a conoscenza, ma intendo a questo giro farla sbrigativa e raccogliere tutta l’esperienza Cambogiana in un unico post.

Ammetto di aver organizzato, a suo tempo, questa vacanza davvero coi piedi: non avevo tempo per fare di meglio, non avevo modo di prendermi dei giorni in piú, non avevo modo di pianificare in modo piú produttivo gli spostamenti interni fra le varie tappe, a causa di una schedule dei voli interni non proprio felicissima. Era solo necessario trovare un modo per uscire dalla Cina nella settimana secca delle Public Holidays del Capodanno Cinese, per cui ho preso due voli online e via. Il risultato é stato quanto di meglio si potesse oggettivamente fare in una settimana scarsa, almeno col vantaggio di aver lasciato il mare alla fine della vacanza e riprendermi, cuocendomi a puntino come un petto di pollo lasciato sul grill troppo a lungo, dal rush delle prime due tappe.
In fondo al post (dopo le foto, e sono tante, ma seguite il mio consiglio e rifatevi gli occhi) lasceró come al solito, per chi fosse interessato, la schedule sintetica della trasferta. Voglio lasciare peró anche una lista sintetica di memories, un insieme di cose random che mi sono rimaste impresse piú di altre. Tralasceró le cose ovvie, prima fra tutte la magnificenza dell’Angkor Vat (il piú grande complesso edilizio a carattere religioso del mondo, ripescato da un oblío lungo secoli in mezzo alla jungla… robetta trascurabile in effetti) o la spettacolaritá di Sok San Beach, sull’isola di Koh Rong, coi i suoi cinque chilometri di spiaggia bianca completamente deserta: credo che le foto e le info storiche e turistiche che si possono facilmente recuperare in rete parlino da sole, e sennó chi vuole mi scriva in pubblico/privato/fate voi e faró del mio meglio per dirgli la mia. La lista che lascio é una serie di elementi che hanno “fatto” la mia vacanza, e li riporto qui solo allo scopo di provare a non perderne il sapore. Ognuno, nel suo viaggio, troverá i suoi.

L’H Hotel Cambodia dove ho passato la prima notte, un gioiellino di forse quindici camere di fronte al Palazzo Reale, con una camera modernissima e un cortiletto interno con piscina degno di Melrose Place;

Il bar sulla 172 dove ho bevuto Mojito con F, agente di viaggi, e G, insegnante universitario, sposati da quattro anni e insieme a Phnom Pehn da cinque, che fra una sigaretta e un saluto ai passanti autoctoni, mi hanno offerto uno scorcio di vita da stranieri in questa babele di motorini, guglie, e fili elettrici;

La cupola di noodles e gamberi che mi sono mangiato sotto al pergolato dell’albergo di Siem Reap in attesa che arrivasso la mia bici per andare sul sito archeologico;

Il tipo di fronte a uno dei baracchini delle bevute al Night Market che, al mio passaggio in bicicletta, mi ha cacciato in mano una birra mentre ballava, assieme ai suoi amici alticci, al ritmo di I’m blue-dabudidabuda;

La striscia di terra lunga due metri che dal bordo delle piscine dell’Angkor Wat si spingeva nell’acqua, e che mi ha permesso di gustarmi l’alba in tranquillitá da una visuale splendida con la folla accalcata decine di metri dietro di me;

La carta di credito che incredibilmente ha ripreso a funzionare, evitandomi di pagare l’albergo in contanti e dovermi cibare di carrube e bere latte di cocco per tre giorni;

La mangiata di ciccia con gli amici di Shanghai;

L’altalena attaccata al pino marittimo sulla spiaggia, che ha segnato il punto in cui, per un giorno e mezzo, ho letto, dormito, guardato il mare, preso un’insolazione, fatto la muta;

Il pesce che ha deciso di abboccare al mio amo, consacrandomi uno dei piú temuti predatori della nostra spedizione di dieci turisti inetti alla pesca, durante la gita col barcone di legno sulla costa di Koh Rong;

“Il salumiere” di Sihanoukville, trovato per caso a 10 minuti dall’albergo dove (di fronte a un piatto di prosciutto e ricotta formidabili) ho cenato in compagnia dei genitori del proprietario e del gruppo di loro amici italiani in Cambogia per le vacanze, scoprendo anche un altro tassellino di Bel Paese che non conoscevo. Un plauso anche alla crema di limoncello offerta dalla casa, che ho consumato col gestore e il canadese della combriccola del tavolo di fronte, sotto la pergola a fine serata.

Come vedete, quando dico che “viaggio da solo”, non é altro che una mera semplificazione.


















































































La tabella di marcia seguita é questa qui:

Per chi se lo fosse invece perso (MOLTO MALE), questo é il video diario della vacanza:

Ciao!