There are nine-million bicycles in Beijing.
That’s a fact,
It’s a thing we can’t deny,
Like the fact that I will love you ‘til I die.
Katie Melua, con quella sua indimenticabile estetica un po’ fra una Amélie Poulain punkabbestia e una Giulia Ottonello canta Norah Jones sotto paracetamolo, cantava cosí nel 2005.
Nel mio Libro
Beijing ha recentemente scoperto il Bike-sharing e siamo ufficialmente sotto assedio.
Allineate come una schiera di soldatini su corsie preferenziali e marciapiedi pubblici, appoggiate a qualsiasi muro, accatastate all’uscita di ogni fermata della metro, ammonticchiate alla bell’e meglio all’ingresso di condomini e palazzi per uffici, le biciclette oggi sono ovunque. Talmente ovunque che c’é (ne sono arrivate testimonianze attendibili) chi ha dovuto scavalcarne dei grovigli alti due metri per poter entrare in casa: del resto, ormai, si sa che i pechinesi sono ligi all’ordine e al senso di cooperazione da far invidia agli svizzeri per cui vi lascio immaginare lo scenario.
Col Bike-sharing ci si aspetta, dicheno, una riduzione consistente al traffico cittadino rendendo accessibile quasi gratuitamente qualsiasi punto della cittá anche se non perfettamente attaccato alla metropolitana. La bici non devi slucchettarla/allucchettarla o fare alcunché: scannerizzi il codice col telefono, apri il fermo alla ruota poteriore, ci monti sopra, la porti dove vuoi (con un costo di pochi centesimi a chilometro), rimetti il fermo e poi la molli dove sta, confidando che qualcuno, che sia un avventore ‘mbriaco fradicio nella notte alla ricerca di un modo per tornare a casa o il fortunato camioncino che ogni tanto passa a dare una ravversata, poi se la riprenda.
Per adesso sono la OFO (giallo canarino) e la MOBIKE (arancio e grigia) a farla da padrone, con quelche incursione sporadica di blu della BLUEGOGO. Wechat ci annuncia peró, per questa stagione, l’arrivo di “TUHAO”, che dará un discretissimo tocco di vivacitá oro a questo scenario fin troppo discreto e minimale.
Quindi, insomma, sí: “there are nine million bycicles in Beijing” e forse anche qualcosina di piú.
Alla fine aveva ragione la Melua.
Katie perdonami, non volevo. Non sono cattivo, mi-disegnano-cosí. Cambieró, saró un uomo migliore, peró adesso non mi mettere il muso e facciamo pari col fatto che ho condiviso la tua canzone dando nuova linfa vitale alla tua produzione artistica, visto che nessuno ti ha piú cahata negli ultimi dieci anni.