Dopo quasi cinque anni su suolo cinese il primo componente della mia famiglia – mio fratello – è venuto a vedere dove vivo.
E io che ho fatto? L’ho portato a spasso per la Cina in modo da fornirgli un quadro quanto più realistico di quello che è diventato ormai il mio ambiente naturale, la mia casa. Due settimane in giro per Beijing – due settimane in cui io ho lavorato senza sosta, mantenendo contemporaneamente un contatto e un supporto costante col visitatore come il più navigato degli agenti di viaggio – intervallate da un weekend nella modernità di Shanghai e uno nella tradizione di Xi’an.
Era la mia prima volta nell’antica capitale dell’Impero Cinese anche per me e ho colto volentieri l’occasione per un tuffo in quella dimensione “locale” che fa sembrare al confronto il lifestyle di Pechino una passeggiata di relax a Monaco di Baviera. C’è davvero un sacco di Cina, a Xi’an. Quella Cina vociona, antiestetica e generalmente maleodorante che ti mette i nervi a dura prova ma che nasconde anche delle gemme inestimabili, come i pochi ma meravigliosi spot che abbiamo visitato in due intensissimi giorni: la Piccola Pagoda dell’Oca Selvaggia, il quartiere musulmano con il suo street food e la Grande Moschea (uno degli esempi più belli di autentica architettura cinese che abbia mai visto finora), le Mura cittadine di Xi’an, il sito archeologico dei Soldati di Terracotta. Siamo usciti dal weekend devastati ma contenti, pronti a ripartire uno per una nuova settimana di lavoro l’altro per l’Italia, io certo che questo è il posto in cui voglio ancora vivere per un po’, mio fratello certo che invece non ci verrà a vivere mai e poi mai / ma che siamo matti / ma manco pagato.
Buona settimana e buon rientro a lavoro a tutti.
(io ne ho ancora per un po’, ho assistito inerme alla proiezione live delle foto delle vostre, di vacanze, ma quest’anno vi annuncio che il compleanno lo festeggerò a Mexico City e c’ho tutta l’intenzione di farvela ricacare con gli interessi. Hasta la vista).
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