Gente io ve lo dico onestamente e senza giri di parole: Oaxaca spacca.
Nella dinamica generale del viaggio era venuta fuori quasi come una scelta di ripiego, e invece si è dimostrata forse la tappa più sorprendente dell’intero viaggio.
Punto primo: i Messicani la amano. Con chiunque mi sia capitato di parlare ho ricevuto solo conferme per la scelta di questa destinazione. Quella di Oaxaca è una regione a cui i locali sono molto legati, e la considerano un “must” della loro terra.
Punto secondo: forse la ragione del fatto di cui sopra è che qui si trova molto dell’origine della cultura Messicana. Il sito archeologico di Monte Alban è di gran lunga il più antico del centro America, e si trova proprio qui a pochi chilometri dal centro cittadino a testimonianza di una società, quella Zapoteca, che segna il punto più profondo nelle radici dei popoli precolombiani. Una razza fiera e forte che anche il popolo Inca non è mai riuscito completamente ad assorbire. Questa identità millenaria persiste ancora oggi in pochi ma orgogliosi soggetti che raccolgono questa eredità Zapoteca e che si possono incontrare al mercato di Tlacolula.
Terzo: Oaxaca è una località turistica ma quello che vi si trova è un turismo prevalentemente locale. A parte qualche attempato statunitense beccato a svernare al caldo messicano non ho incontrato nessun straniero: in prevalenza i turisti venivano da altre parti del Messico, con famiglie al completo, a inondare le strade di gente festante e colorata.
Quarto: la cultura gastronomica di Oaxaca è da molti considerata la più celebre di tutto il Messico. Dai mille modi di preparare i classici piatti nazionali quali Tacos, Quesadillas, Fajitas e quant’altro, alle più locali varianti come la Botana Oaxaqueña, le Enfrijoladas o le Entomatadas, passando per le proverbiali Chapulines (cavallette fritte, che ovviamente ho provato e nel video c’ho le prove). Il tutto annaffiato da una buona dose di Mezcal, il liquore distillato dall’Agave che proprio in questa regione trova la sua più massiccia produzione.
Cinque: Oaxaca è straordinariamente viva. San Miguel de Allende, tanto per fare un confronto, è sì una cartolina vivente fatta di case colorate, terrazze assolate e ringhiere di cactus, ma di notte si svuota quasi completamente e dà l’impressione di un posto dove effettivamente non abita più nessuno. La cittadina di Oaxaca è invece costantemente piena di vita, di giorno coi suoi mercati e il suo centro chiassoso e trafficato, e di notte, con le sue feste post-matrimonio itineranti e i locali riuniti nei parchi a conversare.
Io a Oaxaca ci sono finito un po’ per caso perché l’occasione della vacanza in Messico era nata dal fatto che i miei compagni di viaggio avrebbero partecipato a un matrimonio a Obregon – matrimonio a cui io, nemmeno conoscendo la sposa, non era chiaramente invitato – per cui ho seguito l’istinto e prenotato per i fatti miei sulla scia di un nome buttatomi lì da un amico, senza documentarmi particolarmente (non lo faccio mai…). Alla fine l’ho trovata una tappa strepitosa, con un’ottima combinazione di siti da visitare e ritmo blando e godereccio, che consiglio davvero caldamente a chiunque voglia intraprendere un viaggio in Messico, anche per pochi giorni.