Ci sono viaggi e viaggi.
Ci sono viaggi che nascono sotto i migliori auspici, programmati per tempo, immaginati, voluti, progettati in ogni minimo dettaglio… e ci sono viaggi nati quasi per necessità, partoriti dal caso, quasi fossero delle vacanze forzate, o che hanno visto la luce sotto una cattiva stella.
La mia fuga nelle Filippine faceva certamente parte di questa seconda categoria e niente faceva presagire qualcosa di buono: un Capodanno Cinese anticipatissimo che aveva fatto schizzare alle stelle i prezzi dei voli e degli hotel, l’epidemia di corona-virus in Cina a rendere incerto ogni trasferimento e (reggetevi forte) il biglietto aereo comprato nel giorno stesso di un’eruzione vulcanica a sessanta chilometri da Manila.
In più, tanto per metterci il carico, mi era inspiegabilmente saltata fuori un’ansia da prestazione mai provata prima: non so cosa avesse fatto sì che la mia memoria avesse eliminato dalla mia autocoscienza una storia personale fatta di cinque sonori anni da viaggiatore solitario in giro per il Sud-Est asiatico, ma di fatto per una settimana buona il pensiero della partenza mi aveva sottratto più di qualche mezz’ora di sonno, all’insegna del pensiero che, boh, forse a questo giro non ce l’avrei fatta. Farcela a fare che, poi, vallo a capire.
E invece…
…E invece io sono tutto scemo e qui lo dico e lo ribadisco, perché mai viaggio, sebbene nato sulla carta in modo così infausto, si era poi mai rivelato così PERFETTO.
Non che la sfiga non ci abbia messo del suo, eh, anche a cose fatte: a metà viaggio il Governo Cinese ha prolungato la sospensione del calendario lavorativo permettendomi di rimandare, sì, il rientro dalle vacanze, ma cambiando biglietti a un costo quasi proibitivo, nelle Filippine è arrivato (non grazie a me, mi auguro) il temutissimo corona-virus provocando l’immediata sospensione fino a data indefinita di tutti i collegamenti aerei fra i due Stati e obbligandomi a passare per la Malesia (avete presente quanto cazzo sta a Sud, la Malesia?) per tornare a casa, a Siargao una tempesta di vento e pioggia ha provocato la cancellazione di tutti i voli in partenza dall’isola proprio due giorni prima del mio rientro, e ciliegina sulla torta un Tuktuk mi ha preso in pieno nottetempo sulla statale facendomi finire alla clinica locale (fortunatamente senza troppo gravi conseguenze).
Ciononostante, facenti le Filippine parte di quel gruppo dei Paesi in cui lo splendore degli scenari e delle persone che vi abitano fa talmente bene al cuore che rende più belli anche i visitatori che li frequentano, tutto ha preso una piega che meglio non c’era verso: non solo la bellezza dei posti che ho visto – mete sì turistiche ma nemmeno troppo, sorprendentemente vista la stagione, affollate – mi ha lasciato letteralmente senza fiato, ma chiunque ho conosciuto è stato, tutti tutti tutti, dagli autoctoni a quelli che erano in visita con me (ok forse giusto un’eccezione, ma una di quelle che servono a confermare la regola), di una squisitezza insperata, e con alcuni sono certo si siano gettate si sono gettate le basi per una bella amicizia, seppur a distanza.
E che cos’è questa, se non l’ennesima riprova che il viaggio (e il viaggio in solitaria, per quanto mi riguarda, che esaspera ed enfatizza ogni esperienza, obbligandoti a sbatterci la testa e darti da fare) è la dimensione umana che meglio mi rappresenta, e che quando sono in moto io sono davvero io?
Vi lascio con le foto delle MIE Filippine. Al solito, converrete con me che non sono un granché, ma avendo io una memoria particolarmente visiva, molte di queste mi ricordano parole dette, facce incontrate, odori sentiti e cose accadute (off the record) che ho piacere a tenere qui.
In fondo in fondo c’è anche un palinsesto generale del mio viaggio, qualora vogliate informazioni sugli spostamenti e i posti dove ho alloggiato. Ho appena fatto il conto di quanto ho speso e, no, non lo volete sapere ma cambiando voli, spostando partenze, rimaneggiando tutto per forza di cose a viaggio iniziato questo era quello che passava il convento, ed era impossibile fare di meglio. Certo, a meno di andare a nuoto.
Se avete bisogno di qualche info in più, magari per prepararsi con certo anticipo, citofonate martinoexpress.
Palawan
El Nido
Big lagoon
Secret lagoon
Shimizu Island
Seven Commando Beach
Duli Beach
Nacpan Beach
Lio Beach
Coron
Cyc beach
Green lagoon
Kayangan Lake
Dataytayan Island
Twin lagoon
Coral Garden (snorkeling spot)
Siete Picados (diving spot)
Ditaytayan Beach
Bulag dos and Coco beach
Malcapuya island
Siargao
General Luna
Cloud9
Maasin
San Isidro
Pacifico
Naked Island
Daku Island
Guyam Island
Pingback: 160. Il Virus e l'ondata di ritorno - MartinoExpress - Un pratese in Cina (e dintorni)