Sì dà il caso che, a differenza delle mie precedenti destinazioni di viaggio, il giro del Guizhou non fosse nemmeno nella mia bucket list. E INVECE ECCOCI QUA.
La provincia cinese del Guizhou, che ha come capitale Guiyang, sta a meno di due ore di treno da Chongqing e quindi era strategicamente molto appetibile: serviva però ben più di un fine settimana per poter visitare tutti gli spot che avevamo in mente, e soprattutto serviva una patente di guida cinese, cosa che io non ho ma il mio collaudato compagno di avventure cinesi a.D. 2020 Mirco invece sì. Fortunatamente la Golden Week di quest’anno, attaccata per via del Calendario Lunare al cosiddetto Mid Autumn festival, era particolarmente lunga e succulenta per cui non abbiamo messo tempo in mezzo. Il planning l’abbiamo fatto in quattr’e quattr’otto: questa provincia è una delle più povere della Cina ma ancora presenta scenari naturali quasi incontaminati, emergenze architettoniche di tutto rispetto e soprattutto è disseminata di villaggi più o meno grandi in cui ancora convivono delle minoranze etniche – Dong e Miao – che non sono state fagocitate dell’etnia Han, la predominante nella cosiddetta Terra di Mezzo. In tutto i chilometri fatti sono stati più di 1600 in una settimana di viaggio; gli alberghi (alcuni ci vuol coraggio a chiamarli con questo nome) cambiati sette; gli spot ufficiali visitati da planning otto; i controlli effettuati a opera delle autorità locali (fra esibizioni di QRcodes verdi da HealthKit locale, nazionale, registrazione tramite foto, passaporto e timbro d’ingresso e uscita dalla Cina, misurazione della temperatura e dichiarazione di tutti i luoghi visitati nei 14 giorni precedenti all’arrivo) INNUMEREVOLI. Ci chiediamo tutti se una volta passata l’emergenza Covid – i casi in Cina sono ormai irrisori e perfettamente circoscritti – gli stranieri potranno mai riprendere a viaggiare senza essere schedati a ogni tre per due in questo modo (spoiler: No). La logistica incasinata di questo periodo però ci ha anche consentito di girare senza essere costantemente immersi in folle di locali, che si muovono in blocchi numerosissimi durante la Golden Week e che ancora sembrano essere un po’ scoraggiati dal farlo, e anche dove abbiamo incontrato folle oceaniche siamo stati molto bravi a seminarle e sbarazzarcene in tempi brevi – lo capirete guardando il video.
Nonostante il tempo, che non ci è stato particolarmente amico, anche questo viaggio si è rivelato una scoperta di una Cina inaspettata e nuova, che non pensavo avrei mai avuto occasione di vedere: una full-immersion in una cultura precedentemente sconosciuta, fatta di usanze e costumi locali molto peculiari in cui ci siamo trovati, gioco forza, completamente assorbiti: a partire dalla tradizione del cibo etnico, che abbiamo gustato e apprezzato nelle sue mille sfumature (l’unica occasione di mangiare occidentale è stato un fast-ffood che abbiamo incontrato al giorno sette della nostra spedizione), e a quella meno confortevole del cesso alla turca che è stata purtroppo quasi una costante di tutto il viaggio.
Ma adesso bando alle ciance: vi lascio volentieri alla visione del video. Questa volta è un po’ lungo: avrei votuto dividerlo come avevo fatto in precedenza ma non c’era un modo semplice per farne due episodi per cui ve lo ciucciate così e MUTI.
Questo a seguire invece è il consueto resoconto fotografico, chiururgicamente diviso per destinazione.
Ora prometto che me ne sto un po’ buonino, per qualche settimana: ho ovviamente altri programmi ma devo prima fare il cambio dell’armadio.
Ci sentiamo presto.